Si è così facilmente ricattati dal continuo sommovimento delle idee e degli indirizzi d'arte; si è quasi determinato uno non logico senso della vita;
si è quasi riproposto alla civiltà moderna un fosco periodo d'oscurantismo sociale e ideologico, attraverso il celebralismo culturale e il sovvertilismo
dell'oggettività che il misticismo della pittura d’Antonio Papasso, per me che ci credo, diventa un monito non controvertibile a ritornare; a rivisitare
il nostro antico e, più specificatamente, l'arte che fiorì a Pisa e a Siena intorno al due, trecento. Ma non è detto che questo si generalizzi, se non altro
per ridare pace all'uomo e farlo ritrovare in amore. Antonio Papasso continua a rifugiarsi, come gesto di cultura, in una contemplazione egoistica e
inumana di quel che potrebbe sembrare "antimoderna" e fuori d'ogni valutazione temporale. Da un attento immischiarsi nei segreti formali e contenutistici
con cui costruisce le proprie immagini, si capisce, volendo leggere con esigenza moderna e aldilà dell'occhio, che egli si serve della tradizione come un
abitacolo, per sentirsi sorretto nella notte dalle furiose ricerche che sovviene di fare quando il futuro (l'arte) incalza e domanda, elimina ogni struttura
morale e ne rigenera un'altra insospettabile.
Questo è Papasso, ci credo, questa è la sola modernità cui si può credere..
Remo Brindisi(*) (Milano 1978)
(*)Remo Brindisi: (Roma, 1918 - Lido di Spina, 1996). Pittore italiano. Formatosi alla Scuola d'arte
d'Urbino, operò prevalentemente a Milano. Rimase legato, nelle opere giovanili, a un impianto descrittivo;
su questa matrice ancora realistica innestò poi cadenze espressioniste, dando vita a un suo linguaggio
neofigurativo. Ha realizzato importanti scenografie per l'Arena di Verona. Presidente della XV Triennale
di Milano, fondò il Museo d'Arte Moderna di Spina (Ferrara). |